Il ventiduenne nuotatore azzurro, reduce dai due bronzi conquistati a Tokyo, ha fatto visita a Sacconago agli studenti dell’istituto in cui si è diplomato nel 2018. «Questa scuola mi ha aiutato a crescere e mi ha regalato amicizie che mi porterò accanto per tutta la vita. Auguro anche a voi giovani di trovare la vostra strada, facendovi guidare dai valori dello sport».
BUSTO ARSIZIO – Nicolò Martinenghi, per tutti «Tete», è tornato a casa. Così oggi, giovedì 30 settembre 2021, ha voluto incontrare un centinaio di studenti del Liceo e Istituto professionale sportivo “Marco Pantani”, dove il ventiduenne nuotatore azzurro si è diplomato nel 2018. Appuntamento dunque a Sacconago, nella palestra di via Longù, per mantenere la promessa fatta in agosto alla professoressa Sara Ciapparella (responsabile della gestione atleti per Acof) dopo la conquista di due medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo, nei 100 metri rana e nella staffetta 4×100 mista.
Agli studenti, Martinenghi ha ovviamente raccontato le sue emozioni a Cinque Cerchi: «Già il solo fatto di esserci arrivato è stato fantastico – ha detto – ma riuscire a salire per ben due volte sul podio è stato qualcosa di magico. Il segreto? Tanti sacrifici, certamente, ma anche la capacità di starci sempre con la testa. Già, perché quando arrivi a certi livelli l’importante e riuscire a mantenere concentrazione ed energia, senza subire la pressione. In questo senso il lavoro con un mental coach è stato fondamentale, oltre chiaramente a tutte le ore passate in vasca e in palestra a prepararmi».
Per Nicolò gli anni trascorsi al Liceo scientifico Pantani sono stati così fondamentali per il suo percorso di crescita: «E’ stato essenziale avere una struttura e degli insegnanti capaci di capire le mie esigenze di sportivo, senza però mai rinunciare a nulla nello studio. Qui ho vissuto gli anni più belli e spensierati, ma anche i più importanti per diventare quello che sono. Ho trovato gli amici veri, che porterò con me per tutta la vita, perché in aula si creano legami indissolubili». Così, non a caso, per la sua visita a scuola Martinenghi ha voluto al suo fianco anche gli ex compagni di classe Nicolò Carrara e Giacomo Colombo, entrambi calciatori, definendoli come «l’esempio di persone su cui potrò contare sempre». E Carrara, non ha caso, ha spiegato con un sorriso che «mai nella vita mi sono svegliato alle 4 del mattino per seguire la gara di un amico, ma per vedere lui in finale a Tokyo l’ho fatto ben due volte».
A proposito di orari impossibili, proprio Nicolò ha ricordato la particolare tabella di marcia che seguiva negli anni della scuola: «La sveglia era puntata alle 5.30 nella mia casa di Azzate, perché un’ora dopo mi tuffavo in vasca ad allenarmi, quindi venivo a lezione e nel pomeriggio riprendevo con il nuoto. Era una faticaccia, ma l’ho sempre fatto volentieri, perché praticare sport è quello che ho sempre voluto». Al Pantani ha vissuto gli alti e i bassi dell’adolescenza: «Ricordo i sorrisi e la voglia di divertirsi, ricordo anche i momenti bui che tutti attraversiamo e che nel mio caso sono coincisi con un infortunio che ha rischiato di rovinare tutti i miei progetti. Ma tante persone mi hanno dato una mano a superare gli ostacoli». Dal punto di vista educativo, appunto, la professoressa Ciapparella è stata una presenza fondamentale e lei ricorda bene come «Tete dimostrò di che pasta fosse fatto, ovvero semplice ma tenace, dedicandosi con impegno alla preparazione dell’esame di maturità, scaricando nello studio le energie che non poteva usare nel nuoto. Credo che siano stati mesi utili a temprarlo e a condurlo dove è poi riuscito ad arrivare quest’estate».
Ai ragazzi radunati ad ascoltarlo, il nuotatore azzurro ha illustrato il suo modo di gestire l’ansia e le emozioni, le piccole manie nel prepararsi ad ogni competizione, l’entusiasmo nel poter girare il mondo e conoscere persone nuove, ma anche i progetti che sta elaborando per costruirsi un futuro dopo il nuoto, sebbene abbia una carriera piena di ambizioni spalancata davanti a sé: «Chiaramente – ha affermato – oggi la mia priorità resta lo sport, con l’obiettivo di arrivare ancora più in alto alle prossime Olimpiadi e di vivere ogni momento con l’obiettivo di arrivare in fondo senza rimpianti. Però voglio guardare avanti e nel frattempo ho deciso di rinunciare al posto fisso garantito agli atleti che aderiscono ai gruppi sportivi della Polizia di Stato. Non so cosa farò, ma so che ogni giorno penserò anche al mio futuro, scegliendo la strada che mi appassiona di più. In questo senso in questa scuola, oltre a seguirmi nel mio percorso, mi hanno soprattutto educato a pensare al domani e ad impegnarmi al massimo per realizzare tutti i miei sogni. Auguro anche a voi ragazzi di poter scegliere a cosa dedicarvi, facendovi guidare dai valori che lo sport ci insegna».